Decreto sicurezza. A grandi passi verso lo Stato di polizia

A partire dal 26 maggio è in discussione in Parlamento per la definitiva conversione in legge il famigerato DL “Sicurezza” n. 48/2025, varato con un colpo di mano dal governo lo scorso 4 aprile. Un provvedimento che ha attuato un gravissimo giro di vite securitario, introducendo oltre 20 nuovi reati e corpose norme a tutela delle forze di polizia.

Come se non bastasse, i partiti di maggioranza hanno presentato ulteriori emendamenti peggiorativi (divieto di sciopero per i rider, pene per chi “sostiene” dall’esterno una occupazione di case ecc.) anche se è probabile che il decreto venga approvato così com’è (o con scarse varianti) a suon di voti di fiducia dati i tempi molto ristretti (deve essere convertito in legge entro l’11 giugno, a pena di decadenza)

Rinviamo agli articoli apparsi sui numeri precedenti di UN per una analisi più approfondita del Decreto. Ricordiamo qui solo che il provvedimento ha esteso enormemente i poteri delle forze di polizia e ridotto le libertà civili e di manifestazione.

Per gli agenti delle forze dell’ordine è prevista la possibilità di portare armi senza licenza fuori servizio (art. 28), possono indossare videocamere (ma non è previsto un codice identificativo) (art. 21), i reati commessi da agenti infiltrati (anche con funzioni direttive) in organizzazioni terroristiche non sono punibili (art. 31), così come i reati commessi da militari all’estero (art. 30), tutti i reati compiuti contro le forze dell’ordine sono aggravati ( vari art.) ma per i reati compiuti da agenti è prevista la tutela dello Stato fino a 10.000 euro (art. 22 ).

I risultati si sono visti a partire dal giorno stesso dell’entrata in vigore del decreto (12 aprile) quando in diverse città la polizia ha caricato a manganellate cortei pacifici, spezzandoli in due solo per fermare persone considerate responsabili di semplici scritte murali.

Nello stesso tempo sono stati  fortemente limitati i diritti di manifestazione ed espressione anche se le proteste vengono condotte in modo pacifico e non violento: pene severe per blocchi stradali e ferroviari (art. 14), aggravamento delle pene per occupazioni di immobili (art. 10) ampliamento del DASPO urbano e arresto in differita (art. 13), nuovi reati di rivolta carceraria e nei CPR (art. 26-27), la semplice detenzione di scritti “terroristici” è diventata reato (art. 1), senza contare le norme contro le detenute madri, i Rom e la cannabis light.

Come anarchic* siamo consapevoli che i veri momenti decisionali non sono in parlamento ma sono il risultato dei rapporti di forza tra le classi. È quindi più che mai indispensabile rafforzare la mobilitazione di piazza per difendere e riconquistare sempre maggiori spazi di libertà.

Mauro De Agostini

Related posts